Lavori in quota: quali sono i rischi e quali soluzioni adottare?

L’articolo 107 del D.lgs n.81 del 2008 definisce il lavoro in quota come: “attività lavorativa che espone il lavoratore al rischio di caduta da una quota posta ad altezza superiore a 2 m rispetto ad un piano stabile”.

Lo stato riconosce quindi che nei lavori in quota vi siano insiti dei rischi e per questo nella seconda sezione recante dispositivi di carattere generali (del medesimo D.lgs) sono indicati tutti gli oneri a carico del datore di lavoro e tutti i dispositivi di sicurezza che devono essere adottati per tutelare i lavoratori come ad esempio le linee vita.

I rischi

I rischi durante il lavoro in quota possono essere molteplici soprattutto se i dispositivi di sicurezza utilizzati non sono adeguati. Possono quindi verificarsi eventi accidentali dovuti alla perdita dell’equilibrio o allo scivolamento, la caduta che ne consegue può spesso causare gravi danni fisici e in alcuni casi anche la morte.

Si possono poi verificare altri eventi come lo sfondamento di lucernari qualora questi non siano stati debitamente messi in sicurezza con sistemi di protezioni lucernari, o ancora a seguito di una caduta l’operatore potrebbe essere soggetto al cosiddetto “effetto pendolo” dovuto all’oscillazione del cavo o della corda.

Un altro rischio in cui si incorre è la sindrome da imbarco, tale fenomeno si riferisce a quando il lavoratore a seguito di una caduta rimane sospeso senza potersi muovere da cui poi spesso ne deriva la perdita di sensi. Le conseguenze riportate in seguito alla caduta dall’alto possono compromettere gravemente la salute dei lavoratori e spesso purtroppo provocano la morte dell’operatore come stimato dal rapporto redatto dall’Inail nel 2017.

Soluzioni a tutela del lavoratore

Per ovviare ai rischi precedentemente indicati si possono utilizzare misure di protezione collettiva o individuale, l’adozione di tali dispositivi è rigidamente disciplinata nel quadro normativo italiano che non solo indica quali dispositivi bisogna utilizzare ma delinea anche le caratteristiche tecniche che questi sistemi di sicurezza devono rispettare.

Nei dispositivi di sicurezza collettivi rientrano ad esempio i sistemi di protezioni lucernari come le reti lucernai, l’azienda Sial Safety ad esempio ha progettato un sistema di reti lucernari che oltre a essere conforme alle norme EN 14122-3 è dotato di componenti modulari facili da assemblare e in acciaio, tale sistema è garantito per 10 anni e previene quindi il rischio di caduta.

Oltre ai sistemi collettivi possono essere adottati anche dispositivi di protezione individuale, ne sono un esempio le imbracature. Questi sistemi sono collegati alle linee vita ossia dei dispositivi di ancoraggio posti sulle coperture al quali gli operatori possono agganciarsi per evitare la caduta.

La sicurezza che non pregiudica la funzionalità

scale anticaduta sial safety

I dispositivi sono progettati per rispondere a una duplice esigenza ossia la sicurezza e la funzionalità. L’utilizzo di questi sistemi di protezione non può infatti ostacolare l’operatività e l’efficienza.

Per capire meglio questo concetto le scale anticaduta sono un ottimo esempio.

Sial Safety propone in merito Sicurscale® una scala dotata di un dispositivo autobloccante a slitta che collega il moschettone assicurato all’imbracatura dell’operatore alla guida centrale del binario. In questo modo il dispositivo scorre lungo il binario senza ostacolare o rallentare la salita del lavoratore, unendo quindi il concetto di sicurezza a quello di funzionalità.

 

Luca Autore